- Quando Michelangelo affrontò questo motivo sentì svanire ogni speranza di salvezza nel suo mestiere o arte.
Mosé era stato terribile con i fabbricanti di immagini; ma se voleva diventare statua doveva prima voltarsi verso l’Egitto: che si riconciliasse, infine, col vitello blasfemo!
Eccola trovata la giusta iconografia pel Mosé cattolico: collotorto rimasto di sale e d’una bestiale corona aureolato.
Ma proprio in tale sembiante si riconobbe l’artista, che finalmente palpò l’immagine stessa del gran peccato vedendo riunirsi sulla proprio fronte le due romane corna dell’Estetica e della Teologia.
Fu solo per cautela o riparo censorio che diede il proprio volto a quel cruccio teologico? o volle mostrarsi, nella possente colpa, consapevole epperciò cornuto?
Così stando le cose, perché ripetete coi rinnegati ch’egli colpì il marmo affinché parlasse?
Quanto realmente voleva deprecare e smuovere altro non era che il proprio timore nell'affrontare l'espiazione iconoclasta.
Un timore che lo incatenò per sempre ai tormenti del non-finito e gli impedì di raggiungere la grazia santificante del neppure-iniziato.
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